Benchè altri analisti ed esperti abbiano preferito appellativi diversi (Enterprise web 2.0 per Dion Hinchcliffe e Jerry Bowles, o Social Computing per Forrester), il primo autorevole tentativo di racchiudere il passaggio del web 2.0 dietro i firewall aziendali spetta a Andrew McAfee, professore della Harvard Business School. Nel suo paper seminale per il MIT Sloan Management Review intitolato “Enterprise 2.0 The Dawn of Emergent Collaboration” (a pagamento qui) e nel post “The Trends Underlying Enterprise 2.0 “, McAfee traccia tendenze, principi cardine e benefici dell’Enterprise 2.0 mettendola a confronto con le generazioni precedenti di software enterprise e con gli ostacoli culturali che questa si propone di intaccare.
Con il termine Enterprise 2.0 si intende:
L’uso in modalità emergente di piattaforme di social software all’interno delle aziende o tra le aziende ed i propri partner e clienti.
Andando ancora più in dettaglio, McAfee passa ad analizzare le singole componenti di questa definizione:
Con social software indichiamo un insieme di tecnologie che mettono in condizione le persone di incontrarsi, scambiare informazioni e collaborare tramite l’ausilio del computer.
Una piattaforma è un ambiente digitale in cui contributi ed interazioni sono resi disponibili in modo persistente nel tempo.
L’aggettivo emergente significa che flussi e struttura non vengono imposti a priori (freeform), ma che al contrario il software include meccanismi capaci di far emergere i pattern di utilizzo nel tempo come frutto delle interazioni tra persone.
Infine freeform implica che il software:
- può essere utilizzato in modo opzionale
- non è dotato di workflow in fase progettuale
- prescinde dalle gerarchie aziendali
- è capace ospitare molteplici tipologie di dati
Concretamente, una piattaforma Enterprise 2.0 è il risultato di sei macrocomponenti, i cosiddetti SLATES :
- Meccanismi di ricerca (Search)
- Presenza di link (Link)
- Possibilità di contribuire alla creazione/editing dei contenuti (Authoring)
- Tag (Tagging associato a documenti, utenti, attività)
- Meccanismi automatici di suggerimento (Extensions)
- Notifiche sugli aggiornamenti (Signals, in particolare e-mail e feed RSS )
Al centro dell’universo, esattamente come nel web 2.0, ci sono le persone, gli utenti, produttori/consumatori di dati e metadati. Gli oggetti che questi utenti introducono, entrano magicamente in relazione tra loro tramite link e tag. Questi percorsi, come passi ripetuti migliaia di volte in un prato verde, fanno emergere dal basso pattern e legami, che rimpiazzano la struttura un tempo imposta a priori nel software enterprise. Infine i singoli pezzi si amalgamano in un tuttuno coerente grazie alla ricerca, ai sistemi di suggerimento intelligente (stile Amazon) ed ai feed RSS rendendo l’intera piattaforma controllabile da parte degli esseri umani.
In modo assolutamente controintuitivo, i meccanismi di emergenza fanno si che i sistemi Enterprise 2.0 migliorino e diventino più accurati ed intelligenti mano a mano che aumenta la partecipazione degli utenti. Più contributi e più persone significano più relazioni ed una maggiore capacità di far arrivare ad ogni utente esattamente ciò che sta cercando, portandoci un passo più vicini verso l’obiettivo di un abbattimento del problema dell’information overload.
Utilizzando ancora le parole di McAfee “le tecnologie dell’Enterprise 2.0 possono rendere una intranet più simile a quello che il web è già: una piattaforma online, con una struttura in continua evoluzione, determinata in modo distribuito ed indipendente dalle azioni degli utenti“.