AIIM ha recentemente pubblicato uno studio intitolato Enterprise 2.0: Agile, Emergent & Integrated, che temo molti abbiano un pò ignorato (ringrazio Vincenzo Cammarata per la segnalazione).
L’analisi in esame non solamente è molto completa (98 pagine) e gratuita (grazie all’aiuto di aziende quali Coremedia, Socialtext, EMC2), ma si differenzia anche per la capacità di rispondere a domande profonde e poco ovvie sull’Enterprise 2.0, domande non solo legate ad una misurazione quantitativa del fenomeno, ma specialmente ad una lettura delle motivazioni e delle percezioni presenti all’interno delle aziende. Sono spesso queste indicazioni qualitative che ci permettono di tracciare una direzione e di comprendere il reale sentiment del mercato. Possiamo quindi considerare questo studio, come un manuale aggiornato e sfaccettato tramite cui comprendere il mondo Enterprise 2.0.
I risultati presentati derivano dall’esperienza accumulata dall’AIIM Market Intelligence Group e da un’indagine su 441 individui completata a Gennaio 2008. Tutto lo studio è stato rivisto da nomi quali Patti Anklam, Stowe Boyd, Steven Mandzi, Andrew McAfee, Eric Tsui e David Weinberger.
Da parte mia, data la mole impressionante di informazioni, diagrammi e cifre, spezzerò le considerazioni in una serie di post per rendere più agevole la lettura. In questa prima parte affronteremo la stessa definizione di Enterprise 2.0, così come è arrivata finora ai clienti ed il rapporto tra questa ed il software enterprise tradizionale. Come sempre aggiungerò qui e là le mie considerazioni.
Nelle puntate successive parleremo di componenti tecnologiche, delle tendenze sociali, informatiche e di business che hanno portato all’Enterprise 2.0, dello stato del mercato, dell’importanza di età e cultura, di un framework di analisi e pianificazione dell’introduzione del web 2.0 dentro la vostra azienda.
Partiamo senza altri indugi!
Benchè la paternità del termine Enterprise 2.0 sia ormai universalmente attribuita ad Andrew McAfee, il mercato sembra molto confuso e poche persone sembrano in grado di indicare sinteticamente cosa significhi questo fenomeno:
Nessuna scelta ha un peso sufficientemente significativo e quasi tutte attribuiscono un dominio parziale all’Enterprise 2.0:
- “The Application of Web 2.0 Technologies in the Enterprise (20%)”: L’Enterprise 2.0 non è banalmente introdurre tecnologie consumer in azienda, quanto adottare un nuovo modo di pensare in azienda per utilizzare proficuamente tool simili (ma non generalmente uguali) a quelli presenti sul web
- “The Next Generation of Enterprise Content Management (13%)”: L’Enterprise 2.0 è qualcosa di molto più profondo, generale e rivoluzionario dell’ ECM, non una sua nuova versione
- “Technology that Enables People to Collaborate and/or Form Online Communities (12%)”: bella definizione, ma fortemente parziale e sbilanciata. L’Entepries 2.0 NON è una tecnologia, ma un percorso di cambiamento. Un mindset la cui introduzione in azienda pone sfide totalmente diverse da quelle del web consumer (capacità di rispondere ad un obiettivo di business, integrazione, sicurezza, governance, cultura corporate, aspetti politici, policy)
- “The Use of Emergent Social Software Platforms Within Companies, or Between Companies and Their Partners or Customers (12%)”: E’ la definizione di Andrew McAfee. A me piace per la sua capacità di escludere, contestualizzare ed essere letta a più livelli. Certo non è immediatamente chiaro quale sia il valore per l’azienda, ma è difficile dirlo in due righe.
A mio avviso, la definizione di McAfee rimane la più pulita ed operativamente utile. Per comprendere concretamente di cosa stiamo parlando vanno aggiunti gli SLATES o la versione generalizzata di Dion Hinchcliffe indicata come FLATNESSES.
Arrivati qui, rimane un pò il dubbio che in fondo in fondo l’Enterprise 2.0 non aggiunga molto di nuovo rispetto alle tecnologie enterprise precedenti. Cioè “Che differenza introduce l’Enterprise 2.0? Tutto questo non poteva essere fatto anche prima?”.
La risposta è no! Collaborare in gruppo, pubblicare e cercare contenuti in un ambiente professionale certamente non rappresentano una novità (guarda il Knowledge Management, l’Enterprise Content Management, etc). Ciò che l’Enterprise 2.0 sconvolge in modo radicale è la profondità, l’ampiezza, la velocità e l’inclusività con cui informazione, conoscenza, comunicazione ed innovazione sono possibili.
L’Enterprise 2.0 democratizza l’accesso, ma specialmente la produzione, la condivisione ed il riutilizzo dei contributi alla velocità della luce e con una granularità e liquidità senza precedenti. Si azzerano le barriere tecnologiche (non serve un amministratore o l’IT), politiche (non serve nessuna autorizzazione), tecniche (chiunque può farlo), economiche (è spesso gratis) alla partecipazione, collaborazione e specialmente innovazione!
Scomparse le barriere, rimangono unicamente le persone e gli aspetti culturali. Senza una comunità aperta, agile, intenzionata a lavorare in modo collaborativo e piatto.. dell’Enterprise 2.0 non ce ne facciamo nulla. E la comunità agile o l’azienda aperta purtroppo quasi mai sono la condizione di partenza. Allineare la cultura ed il mindset all’Enterprise 2.0 è molto più difficile che installare un wiki.