L’Enterprise 2.0 nel 2009

Dopo l’immagine scattata recentemente da AIIM, vorrei completare e bilanciare il quadro con il più recente studio sull’andamento del mercato Enterprise 2.0 proveniente da Forrester ed intitolato The Enterprise 2.0 Buyer Profile: 2009.

Ecco subito alcune indicazioni importanti ed in parte inaspettate:

  • Alto livello di diffusione: alla fine del 2009 il 47% delle aziende avrà già in produzione qualche approccio Enterprise 2.0, con un ulteriore 11% che ha in programma almeno un pilot durante l’anno ed ancora un altro 25% che pensa almeno a qualche genere di introduzione in futuro. Insomma dall’Enterprise 2.0 rimarranno fuori solo il 16% delle società, con un crollo radicale dal 49% della fine del 2007.
  • Sulle grandi aziende sembra esserci molta più trazione: nonostante l’interesse e gli incoraggianti successi di PMI come Lago e Project Group, già dal 2007 si era iniziato a capire come i consumatori più voraci di Enterprise 2.0 siano le realtà di dimensioni elevate (dai 500 dipendenti in sù), per la banale ragione che gli approcci collaborativi e partecipati riescono a fornire risposte concrete a problemi storici presenti in queste organizzazioni
  • Non c’è nessuna differenza o ritardo tra America ed Europa: contro ogni istinto un pò italico, nell’adozione, sperimentazione ed interesse verso il social software gli Stati Uniti presentano esattamente gli stessi trend e numeri di paesi come Francia, Germania ed Inghilterra. Questa è anche la mia personalissima esperienza sull’Italia, ma alcuni colleghi nord europeei lamentano invece un ritardo culturale nelle organizzazioni del proprio paese di nascita.
  • Tanta sperimentazione, poca visione: nonostante l’hype, l’attenzione ed i pionieri, nella maggior parte dei progetti non esiste una visione olistica e strategica dell’introduzione dei social media (meno del 20% utilizza per esempio più di uno strumento). I dipartimenti si accontentano ancora di sperimentare in modo puntuale con singoli tool, senza guardare alla bigger picture che permettere invece all’inizia di rinnovare il proprio business. Mentre lanciare un’iniziativa ben delimitata comporta uno sforzo ed un rischio tuttosommato relativo, riprogettare il proprio business in chiave sociale è tutta un’altra storia. In questa area a mio avviso vedremo la crescita e gli impatti più forti nei prossimi anni.
  • Più use cases contemporaneamente: quest’aria un pò carbonara è rafforzata dal numero di aziende che fanno contemporaneamente esperienza con più scenari di utilizzo del social software, guardando in primis al catturare e far circolare la conoscenza (51%), alle comunicazioni corporate (49%), al project management (48%), stimolare la collaborazione (39%). Data la flessibibilità, plasmabilità ed usabilità dei tool, è d’altronde immediato assecondare in corsa le richieste degli utenti e del business
  • Pochi dipendenti di fatto usano gli strumenti: in media oggi solamente 1 dipendente su 10 accede sistematicamente ai blog o wiki messi a disposizione dalla società, contro i 4 su 10 che usano il portale corporate ed i 2 su 10 che sfruttano i workspace di progetto. Anche questo dato purtroppo dovrebbe stupirci poco dato lo scarso impegno delle aziende nel coltivare le comunità interne, nel gestire il change management ed ancora prima nel co-progettare questi spazi di scambio coinvolgendo in modo centrale gli utilizzatori finali. Come mostrano altri studi, è ormai chiaro che senza questa attenzione all’adozione, introdurre strumenti sociali non è altro che una perdita di tempo e denaro.

Mentre alcune di queste rilevazioni banalmente rispondono ad una persistente immaturità (d’altronde stiamo parlando di soli 3 anni) negli approcci di introduzione dei principi dell’Enterprise 2.0 in azienda, c’è a mio avviso un fil rouge decisamente più profondo da sottolineare:

Quanto l’Enterprise 2.0 è vista oggi come una priorità dal management?

La risposta purtroppo è non abbastanza. Email, progetti di consolidamento delle informazioni aziendali, addirittura l’ottimizzazione dell’utilizzo di fax e scanner, sono in questo momento più presenti nelle agende dei senior executive dell’Enterprise 2.0. Agende colme di voci come riduzione dei costi IT, migliore integrazione tra le applicazioni esistenti, incremento dell’innovazione tramite la tecnologia, etc.

Se da una parte l’Enterprise 2.0 grida una centrale inclusione delle esigenze degli utenti finali, anche il business ha in questo momento bisogno di capire come andare oltre ad una visione totalmente tecnocentrica del fenomeno e sfruttare invece le nuove leve della collaborazione, della condivisione e dell’apertura verso l’esterno per riposizionare la propria azione facendo fare un salto significativo alla bottom line.

Questa è la sfida che ci attende già a partire dal 2009: andare oltre la definizione stessa di Enterprise 2.0 per calarci nel business reale e riprogettarlo in modo più efficiente, reattivo, innovativo attraverso il nuovo paradigma che viene dalla rete.

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