Il Flusso della Collaborazione

Grazie al post di Andrew McAfee, ho scoperto un nuovo feed, quello di Transparent Office. Il blog in questione è stato aperto da poco ed è mantenuto da Michael Idinopulos, ex Director of Knowledge Technology in McKinsey ed ora Vice-President, Professional Services per Socialtext.

Il post che voglio riprendere qui si intitola In-the-Flow and Above-the-Flow ed ha il merito di rispondere ad una domanda che assilla tutti coloro che hanno provato a lanciare progetti di collaborazione, in particolare basati su wiki: quali sono i criteri in base a cui valutare in anticipo il livello di adozione raggiungibile tramite l’iniziativa?

I fattori sono certamente molteplici e comprendono una cultura aziendale favorevole, la propensione ad innovare, l’apertura verso l’errore, le competenze tecnologiche, la capacità di supportare la crescita organica e la diffusione dello strumento, ma probabilmente ed innanzitutto, la capacità di fornire una risposta chiara, efficace e conveniente ad almeno un problema fortemente sentito dai dipendenti.

Se identificare opportunità per un miglioramento dei processi, una riduzione dei costi, una moltiplicazione dei momenti di condivisione dal punto di vista dell’azienda è relativamente semplice, molto meno semplice appare il far coincidere queste finalità con l’interesse e con i bisogni quotidiani dei knowledge workers.

Allora quali sono i problemi e gli scenari in cui l’applicazione di un wiki può decollare velocemente? E’ bene limitare l’introduzione dell’enterprise 2.0 solo a questi scenari?

Per rispondere a domande simili, Michael propone una suddivisione in due categorie delle attività per cui i wiki possono essere utilizzati:

  • In-the-Flow wikis enable people do their day-to-day work in the wiki itself. These wikis are typically replacing email, virtual team rooms, and project management systems
  • Above-the-Flow wikis invite users to step out of the daily flow of work and reflect, codify, and share something about what they do. These wikis are typically replacing knowledge management systems (or creating knowledge management systems for the first time).

Con una traduzione libera potremmo parlare di utilizzo nel flusso ed aldifuori del flusso dei wiki. Nel primo caso si tratta di introdurre il wiki per fornire una soluzione più flessibile, rapida, semplice ed emergente per attività già presenti nella vita dell’azienda. Nel secondo, l’obiettivo è quello di estrarre e codificare esperienze e competenze altrimenti bloccate nella mente e nelle caselle di posta dei dipendenti.

Come insegna il (fallimento del) knowledge management, il secondo task è molto più problematico del primo e presuppone tassi di adozioni più bassi ed un intenso impegno per il sostegno alla community . Ciò non significa ovviamente che non valga la pena utilizzare un wiki ad esempio per la creazione di una knowledge base. Semplicemente si dovrà trovare delle motivazioni sufficientemente forti da creare una massa critica di partecipazione.

Allora rovesciando l’argomentazione, per vedere decollare i nostri progetti enterprise 2.0 è necessario inserirli nel flusso della collaborazione e, secondo McAfee, esistono due strade per far questo:

  1. Tradure fin dall’inizio compiti preesistenti in azioni che devono ora essere svolte obbligatoriamente all’interno del wiki
  2. Cambiare alla base i criteri di valutazione dei knowledge worker

In altri termini, il cambiamento introdotto dall’Enterprise 2.0 è così profondo da richiedere anche un rinnovamento dei criteri in base ai quali i dipendenti vengono valutati. Innovazione e conoscenza devono essere finalmente considerati asset dall’azienda e la loro elicitazione/condivisione stimolate e premiate al pari delle altri attività più legate alla produzione di revenue.

Questo tema si ricollega ovviamente a quello dell’identificazione di ROI per i social media in azienda: condividere informazioni su un competitor, suggerire una nuova funzionalità, permettere ai colleghi di risparmiare tempo, garantire omogeneità nei servizi forniti ai clienti sono tutte azioni con ricadute tangibili che dovrebbero far riflettere molte società sulle immense prospettive spalancate dall’Enterprise 2.0.

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