Enterprise 2.0 Boston – Altro materiale

Si è chiusa l’Enterprise 2.0 Conference di Boston. Ottima occasione per rilevare la temperatura del mercato, conoscere le ultime novità in fatto di offerta, scoprire casi di successo internazionali e rivedere amici.

Stare nella hall del Westin si è rivelata forse l’esperienza più educativa e socialmente ricca. Ringrazio per questo Luis Suarez, Thomas Vander Wal, David Terrar, Susan Scrupski, Maggie Fox (che ha offerto una ottima cena al Tiar’s), Chris McGrath, Robin Carey, Stephen Collins, Rod Boothby e tanti altri di cui ora non mi viene in mente il nome.

Per tutti quelli che non sono riusciti a partecipare alla conferenza, riporto sotto alcuni riferimenti alla copertura effettuata dall’organizzazione e dai partecipanti:

Così come Google, Microsoft ha fatto una pessima figura durante l’intera conferenza (a parte il caso di Lockheed Martin, basato su Sharepoint, che tuttavia ha richiesto 40 persone e qualche milione di dollari per la customizzazione). Sharepoint si è confermata una piattaforma non pronta ed assolutamente non adatta all’Enterprise 2.0 se non in seguito ad un pesantissimo lavoro di adattamento. La sua roadmap è eccessivamente lenta in un mercato così rapido e reattivo. Nonostante questo è chiaro che la sua omnipresenza le garantirà un ruolo primario all’interno delle aziende.

Ibm ha continuato a mostrare Connections e Quickr e possiede al momento la migliore soluzione Enterprise 2.0 sul mercato. Non sono però convinto della poca linearità del processo di acquisto e deployment (è necessario portarsi a casa l’infrastruttura tipicamente utilizzata da IBM, il costo è veramente elevato, il wiki non è disponibile se non acquistando insieme Connections e Quickr).

La parte da leone all’interno di molti contesti la faranno probabilmente le offerte best-of-the-breed, prodotti che hanno anticipato e fatto il mercato (come Socialtext, Confluence, Connectbeam, Jive, Newsgator, etc) e che oggi si stanno integrando a Connections e Sharepoint per colmarne le lacune e trascinare l’innovazione. Di queste tecnologie parlerò nei prossimo mesi, annunciando alcune importanti novità sull’Italia.

Il sentiment di fondo è che l’Enterprise 2.0 è ancora nella sua infanzia. La sua carica innovativa e le differenze con il mondo tradizionale enterprise sono forti, ma le azienda fanno ancora fatica a coglierne sfide ed opportunità. Questo discorso vale ancora di più per l’Europa.

Il pubblico dell’Enterprise 2.0 Conference di Boston era quasi al 100% americano (pochi australiani, pochi europei, pochissimi asiatici), mentre è chiaro che questo mercato sta crescendo aggressivamente proprio in Europa ed Asia, all’interno di contesti culturali, linguistici, economici molto diversi da quelli statunitensi. E’ anche per questo che sono straconvinto della necessità di moltiplicare eventi come l’International Forum on Enterprise 2.0.

La sfida è e rimane una sfida culturale, una visione che solo pochi illuminati già possiedono in azienda ed ancora più la capacità di ottenere la sponsorship del top management, toccando con mano questa nuova dimensione collaborativa, partecipativa, ancora prima degli use case e delle considerazioni di ROI.

In molte realtà questo non è possibile. Ciononostante, i leader di domani saranno molto probabilmente quelli che oggi hanno già mosso il primo passo.

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