C’è un’idea che da tempo ricorre nei progetti e nelle mie osservazioni sull’Enterprise 2.0: quella di un repentino rovesciamento delle modalità di ingresso dell’innovazione in azienda.
Facciamo un passo indietro. Come tutti sappiamo, l’Enterprise 2.0 porta un’ondata di consumerizzazione dei sistemi informatici aziendali. Mutuando i classici percorsi web 2.0, le novità vengono cioè importate dai bordi della rete ed emergono dal basso piuttosto che essere promosse da poche entità o aziende particolarmente rivoluzionarie. Esempi illuminanti ricorrono nell’intero libro Wikinomics o nel più recente We are smarter than me e gli stessi discorsi sono in gran parte applicabili a tutte le tecnologie Enterprise 2.0 (social tagging, social rating, feed rss, wiki, etc). Emergenza e decentralizzazione affondano le proprie radici innanzitutto in una maggiore apertura e trasparenza dei contenuti (syndication e remixing), nella disponibilità e predisposizione verso i servizi (piattaforme online economiche e omnipresenti), ampia diffusione delle connessioni a banda larga.
Lo stesso fenomeno si sta verificando dentro le aziende dove l’innovazione viene ormai dal basso e dall’esterno.
L’ortodossia rigidamente protetta dall’IT tramite policy, processi centralizzati di acquisto e deployment delle soluzioni, controllo degli accessi tramite firewall, un tempo giustificabili per mantenere il controllo dei costi e delle informazioni in azienda si sta sgretolando. Oggi i servizi sono disponibili in massa, spesso gratuitiamente e comunque alla distanza di un solo click. Se ho un’esigenza, invece di perdere settimane e mangiarmi il fegato aspettando che qualcuno dell’IT (sicuramente oberato da progetti che costano milioni di euro e che durano anni) dia una risposta, prendo una piattaforma online a costo zero e mi risolvo il problema da solo. Per chi ha un minimo più di autonomia questa strada diventa prendere uno sviluppatore e farsi installare il software direttamente su una macchina all’insaputa dell’IT, con enormi rischi di sicurezza, costi di gestione, instabilità dei servizi, dimensionamento dell’hardware, etc.
Non stiamo parlando di ipotesi fantascientifiche. Forrester chiama questo fenomeno Technology Populism:
An adoption trend led by a technology-native workforce that self-provisions collaborative tools, nformation sources, and human networks – requiring minimal or no ongoing support from a entral IT organization
I dipendenti che adottano l’Enterprise 2.0 senza l’appoggio diretto della propria azienda sono già il 3-8% (con un impressionante 26-30% nelle aziende in cui l’introduzione è guidata):
La richiesta di strumenti di collaboration, social networking, communication, etc viene non più solamente dai dipartimenti di IT, ma forse per la prima volta direttamente dalle linee di business con un focus enorme su semplicità ed installazione do-it-yourself. L’emergenza che caratterizza questi strumenti introduce per la prima volta la possibilità di avere una soluzione immediata e constantemente allineata con i propri (variabili) bisogni di business.
Dopo l’IT (72%), i dipartimenti che più sentono quest’esigenza sono le corporate communications (46%), il marketing (44%), le risorse umane (40%), la ricerca e sviluppo (35%) e relazioni pubbliche (33%).
Dion Hinchcliffe, rifacendosi al bellissimo articolo From Push to Pull di John Hagel, riassume questo spostamento che caratterizza l’interno fenomeno Enterprise 2.0 così:
In other words, we seem to be coming from a push-based era of command-and-control management and are heading into an era where more and more work is being conducted using a decentralized pull-based model that’s more scalable, efficient, and leads to increasingly innovative outcomes
Il concetto viene mostrato anche nel diagramma seguente:
Policy e governance rimangono, ma le linee di business avranno sempre più bisogno di risposte flessibili e veloci tramite l’accesso alle informazioni e competenze più opportune.
L’appiattimento dell’organizzazione che l’Enterprise 2.0 è particolarmente fecondo per quanto riguarda le possibilità di innovazione e la diffusione di idee, best practice e conoscenza, facendo leva sui legami deboli (secondo un principio di serendipity).
In un approccio molto darwinistico, grazie al crollo delle barriere imposte dalle gerarchie, qualunque idea e strumento compete per raggiungere i migliori risultati di business possibili.
In un’azienda Enterprise 2.0, comunicazione, collaborazione e coscienza dei reali flussi d’informazione sono migliori e con esse migliorano tutti i processi collegati.
In questo incontro di correnti, dal basso e dall’alto, la grande sfida risiede nel creare un ecosistema robusto, ma in costante evoluzione, evitando di imporre una eccessiva quantità di struttura e di barriere come in passato.