Come sta l’adozione dell’Enterprise 2.0

Awareness è una suite enterprise 2.0 on-demand che comprende strumenti quali blog, wiki, discussioni, social networking, feed rss, tagging, video, foto, etc sia per uso interno che per uso esterno. Tra i loro clienti aziende come McDonald’s, Kodak, il New York Times, Northwestern Mutual e Procter and Gamble.

L’azienda pubblica sistematicamente ricerche sui temi dei social media, le loro implicazioni e le dinamiche di adozione nelle aziende. L’ultimo lavoro (come gli altri scaricabile gratuitamente previa registrazione) è intitolato “Trends and Best Practices in Adopting Web 2.0 in 2008” e discute in dettaglio il modo in cui la percezione e l’utilizzo dell’enterprise 2.0 sono cambiati nel giro dell’ultimo anno. Il campione è composto da 160 aziende per il 27.5% di grande dimensioni e peril 25% rappresentate da senior executives.

Tra gli spunti più rilevanti:

  • Si stanno velocemente aprendo le porte dell’azienda: se nel 2007 solo il 37% degli intervistati lasciava che i propri dipendenti facessero uso del social software, oggi questa percentuale è salita al 69%. Ancora più interessante il fatto che il 36% dichiari di incentivare esplicitamente la partecipazione nelle proprie communità online. Rimango chiaramente alcune paure come la perdita di tempo (65.7%), la sicurezza (45.7%) e la pubblicazione di contenuti inappropriati (42.9%).

  • Gli obiettivi (interne ed esterni) più perseguiti sono la promozione del brand (63%), il miglioramento di comunicazione e collaborazione (61%) ed un maggiore coinvolgimento dei clienti (58%). Cambia e si allarga il numero di tecnologie utilizzate per raggiungere questi obiettivi. Emerge prepotentemente il video (48%), il social networking (46%), i blog (45%), le communità online (44%) ed il tagging (42%), mentre sembra diminuire l’interesse per i wiki (33%). In realtà queste cifre sono mediate tra uso interno ed esterno.

  • All’interno esplode il social networking: il 33% degli intervistati dichiara di prepararsi a lanciare una comunity interna, mentre il 6% l’ha già fatto (sui temi del knowledge sharing, marketing e dei gruppi d’interesse). Qui il social networking va per la maggiore (55%), seguito da blog (54%), wiki (53%) e communità online (48%). Più staccati i profili utenti (42%), i forum (38%) ed il tagging (38%). Gli obiettivi più sentiti sono knowledge sharing e collaborazione (82%), la comunicazione interna (78%) e la creazione di relazioni tra i dipendenti (59%)
  • All’esterno i blog rimangono i re: il 23% degli intervistati dichiara di voler lanciare una comunity esterna, mentre il 13% l’ha già fatto per ragioni quali la fidelizzazione dei consumatori (76%), il rafforzamento del brand (74%) ed un interessante 67% che sta pensando ad aprirsi alla collaborazione con il proprio pubblico. Qui sono i blog (70%) a fare la parte del leone, seguiti da social network (62%) e comunità (61%)
  • Finalmente ci si inizia ad accorgere che il passaggio centrale è insito nell’integrazione dei social media con la cultura aziendale: si diffonde l’utilizzo di best practices per stimolare l’adozione facendo leva sull’entusiasmo (37%) e sull’incentivazione degli utenti che introducono più valore nella community (29%). Finalmente anche i senior executive entrano attivamente nel gioco (26-52%)

Benchè il valore dei social media in azienda stiano velocemente diventando patrimonio diffuso (se non comune), molte realtà fanno ancora fatica a trovare la strada giusta per creare communità vive. Alcuni accorgimenti da tenere a mente sono:

  • Coltiva la partecipazione, non forzarla: non si tratta del CRM, bisogna cercare i giusti incentivi  per fare emergere e dare pubblico riconoscimento di contributi ed utenti di valore. La spinta dall’alto aiuta, ma non è la chiave.
  • Tieni un occhio sui contenuti: gli utenti vogliono dire la propria liberamente ed interagire in modo orizzontale, ma è bene preparare dall’inizio delle policy che chiariscano cosa è lecito e cosa non lo è. Non guasta spulciare i contenuti evitando sviste pericolose. A differenza del web, dietro il firewall non ci sono utenti anonimi e di solito le regole si rispettano
  • I wiki funzionano meglio all’interno dove è più facile mantenere un focus chiaro e condiviso, riconoscendo l’autorevolezza anche in base all’identità degli autori

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