Questo blog si occupa principalmente dell’introduzione e dell’utilizzo dei social media in azienda, intesa come ecosistema poroso di cui fanno a tutti gli effetti parte non solo i dipendenti, ma anche consumatori, partner e fornitori. Una delle lezioni che abbiamo appreso dal web 2.0 è però la velocità con cui ciò che accade nel web consumer tende a riversarsi anche nel mondo delle aziende. Tanto vale allora stare con gli occhi aperti..
Quando si tratta di social media in Italia, nonostante l’impegno in prima persona che va avanti ormai da qualche anno, sono spesso il primo ad essere critico. Dato il ritardo sulla banda larga e la poca predisposizione dei nostri connazionali verso le novità del web (e-commerce, uso delle carte di credito, etc), anche gli operatori del settore nutrono poche speranze sul futuro.
Forse però la situazione sta cambiando e possiamo dirlo con qualche numero alla mano (la dimensione del campione di cui stiamo parlando assicura con una probabilità del 95% che i risultati non si discostino più dell’1.1-1.3% dai valori ottenuti sull’intera popolazione online). Dalle più recenti survey (Technographics Data) su migliaia di consumatori in tutto il mondo (Nord America, Europa ed Asia) emerge chiaramente come L’Italia sia per molti versi avanti rispetto alla media europea ed in alcuni casi anche a quella americana!
Da Dave Fleet ho recuperato i diagrammi seguenti creati a partire dai dati di Forrester (vi rimando alle slide di Groundswell per una definizione completa sulla scala di partecipazione ai social media), a cui aggiungerò uno per uno alcuni commenti.
Innanzittuto gli italiani online sono fuori dall’Asia quelli più pronti ad aggiungere contenuti in rete. Avreste detto che eravamo la nazione più incline a scrivere sui blog o caricare immagini, video e podcast online, aldisopra dei più importanti paesi europei (ad es. il doppio della Germania) e sopra anche agli Stati Uniti?
Non solamente siamo molto attivi nel produrre contributi, ma siamo anche tra i primi in Europa a postare commenti, review, messaggi nei forum o editare i wiki. Qui sia America che Asia ci surclassano, ma nel vecchio continente non ce la passiamo male.
Anche nella categoria di quelli che usano feed rss, fanno social rating ed aggiungono tag agli oggetti l’Italia solleva la media europea, stracciando sia Germania che Inghilterra.
Nella partecipazione ai social network invece siamo piazzati piuttosto indietro, ma credo che il boom di Facebook che stiamo sperimentando negli ultimi mesi possa portarci più in alto per il 2009.
Molti ovviamente si limitano a fruire passivamente dei contributi provenienti dall’azione di altri utenti:
Qui abbiamo ben il 50% degli italiani online che seguono il cosiddetto web 2.0, più di quanto succeda negli altri paesi europee o in Canada.
E per chiudere, certo metà degli utilizzatori della rete fanno al momento volentieri a meno dei contenuti generati dal basso. Tuttavia alti numeri sugli spectators fanno supporre un cambiamento negli anni a venire, con un’ulteriore crescita degli utenti attivi.
Insomma o le più di 14K interviste condotte in Europa da Forrester (che sul singolo paese dovrebbero dare un’incertezza massima del 3.1%) vanno in qualche modo non considerate statisticamente rappresentative oppure dobbiamo ricrederci sullo stato dei social media in Italia.
Per una volta non siamo proprio gli ultimi ed abbiamo piuttosto bisogno di rimboccarci le maniche per far arrivare i messaggi giusti alle aziende ed a chi non passa 24/24h in rete.. La strada è lunga, ma forse un pò meno ripida di quello che pensavamo.