L’Enterprise 2.0 dei Distretti Industriali?

Cercherò di tenere questo post breve semplicemente perchè ancora non ho esperienze mature ed illuminanti di cui posso parlare. Ci tengo però a condividere una domanda e qualche spunto di discussione con voi.

In diverse occasioni mi è stato posto il problema di come (o se) si possa utilizzare l’Enterprise 2.0 per supportare lo scambio di valore tra aziende diverse ed in particolare se questo possa essere fatto efficacemente sui distretti industriali (il cuoio, l’auto, etc.). In altre parole la domanda è: “Che ruolo è in grado di recitare l’Enterprise 2.0 nel fluidificare, strutturare e rendere persistenti le interrelazioni tra aziende che lavorano nella filiera di uno stesso prodotto?

Questa è la domanda che si sta ponendo anche Francesca Steri  nella realizzazione di parte della sua tesi. Riporto con il suo permesso adattando da una mail che ci siamo scambiati:

“Nell’approfondire le tematiche legate alla Social Enterprise, ma soprattutto nel definire i requisiti dello studi sul campo che di qui a breve inizierò, mi sono proposta di prendere anche in considerazione l’esperienza dei distretti industriali, dal momento che costituiscono un buon esempio che dimostra come spesso la condivisione tra imprese genera valore sul territorio…… mi chiedevo se magari tu conosca qualche caso d’eccellenza da prendere in considerazione come modello….di come condivisione dell’esperienza e della conoscenza possano essere un fattore deteminante…”

I network tra organizzazioni diversi sono una delle dimensioni tipiche di studio della Social & Organizational Analysis dove vengono spesso utilizzati per effettuare analisi competitive, business intelligence, supporto al posizionamento ed alle alleanze. Piuttosto che misurare qui ci stiamo chiedendo come (strumenti) e cosa (valore) è possibile scambiare tra aziende che hanno un problema comune, pur coprendone fasi diverse. Certo l’idea dei marketplace non è nuova, ma se lasciamo fuori le transazioni economiche o la ricerca di fornitori, ci sono transazioni di conoscenza possibili?

  • Potrebbero riguardare indicazioni e definizioni di strategie congiunte sul mercato, qualità e tipologia di semilavorati/materie prime, unione di competenze per cogliere nuove opportunità o cos’altro?
  • Lo scambio dovrebbe avvenire solo tra aziende adiacenti nella filiera (A fornisce un servizio a B, ma non a C) o completamente in comune (A,B,C parlano tutti insieme) o addirittura tra fornitori concorrenti?
  • Per quali tipi di scambi questo genera realmente valore? Il valore potrebbe risiedere laddove è forte la necessità di innovare e competere, laddove è forte la qualità o la complessità di prodotti e servizi?
  • Potrebbe trattarsi di una leva per creare distretti geograficamente virtuali (cioè a prescindere dal territorio) o questo non ha senso economico quando parliamo di atomi? In quali altri ambiti l’enterprise 2.0 potrebbe traslare il concetto di distretto

Chi ha voglia di illuminarci?

UPDATE

Su questo tema vi rimando anche agli stimolanti commenti di Vittorio Orefice, Gian Angelo Geminiani e Giovanni Budicin, in calce al mio post Quello che tutti i clienti chiedono..

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