I 5 Miti dell’Enterprise 2.0

A 5 anni dall’inizio del percorso di diffusione dell’Enterprise 2.0 in azienda di grandi e piccole dimensioni, praticamente attraverso tutti i dipartimenti, in qualunque area geografica, dovremmo aver capito come questo fenomeno dell’utilizzo della collaboration da parte dei dipendenti funziona. Giusto?

Sbagliato! Non solamente il livello di diffusione reale è ancora molto più basso di quanto spesso si ritenga (o speri), ma anche le dinamiche con cui l’adozione avviene (da parte di chi, per fare cosa, con quali impatti, etc) appaiono in larga misura un pò diverse rispetto a concetti ormai dati per assodati in rete.

Alcuni esempi di miti dell’Enterprise 2.0? Eccovi serviti:

  1. L’Enterprise 2.0 è ormai utilizzato dalla maggior parte dei dipendenti e delle organizzazioni
  2. Si tratta del nuovo paradigma portato, ma anche preteso dai millenials che stanno entrando in azienda
  3. Avviato il cambio di paradigma, il Social Software diventa indispensabile per coloro che lo adottano
  4. Le nuove piattaforme di Social Software offrono ormai tutto ciò di cui i dipendenti hanno bisogno per collaborare
  5. L’Enterprise 2.0 stravolge l’efficienza e la reattività delle aziende che passano al nuovo modo di concepire il lavoro

Gli studi più recenti (vedi The Enterprise 2.0 User Profile 2011 e The State of Software Collaboration Implementations in 2011) mettono in luce in modo plateale come tutto questo sia, allo stato attuale, ancora falso:

  1. Aldilà del numero di organizzazioni che hanno messo a disposizione gli strumenti (adozione), anche nei soli Stati Uniti solo il 28% dei knowledge worker utilizza tool collaborativi almeno mensilmente (utilizzo). Tra l’altro più dei 2/3 di questo 28% è composto da appassionati di tecnologia e più della metà da figure con stipendi elevati, con maggiore disponibilità nello sperimentare soluzioni innovative
  2. Il gruppo più nutrito di dipendenti che sfrutta la collaboration non è quello dei millenials (Generazione Y, 18-31 anni), ma al contrario la fascia demografica immediatamente precedente (Generazione X, 32-45 anni). Insieme questi due gruppi costituiscono il 61% dei dipendenti che collaborano. L’utilizzo da parte dei baby boomers (46-55 anni) non è però molto lontano rispetto a quello dei millenials
  3. Nonostante la crescita degli investimenti e del deployment di tool social in azienda, solo il 22% dei social worker (non gli information worker, ma solo quelli che già utilizzano i tool..) afferma che gli strumenti sono oggi indispensabili per il proprio lavoro. Facebook ed i social network pubblici sono molto più utilizzati rispetto a qualsiasi soluzione messa a disposizione dal dipartimento IT all’interno dell’impresa
  4. Indipendentemente dal numero di singole feature o di funzionalità integrate che i vendor stanno continuando a sfornare, il 55% dei social worker utilizza solo uno degli strumenti o funzionalità disponibili. Focalizzandosi più sulle capability che sul loro impiego, molte aziende stanno insomma sprecando parte del potenziale delle piattaforme che acquistano
  5. Il 64% delle aziende ha misurato benefici relativamente limitati dall’introduzione di strumenti Enterprise 2.0 e più nella riduzione di costi di viaggio (62%), nell’amplificazione delle comunicazioni corporate (58%), nel coordinamento dei progetti (44%). Insomma gli scenari più semplici da gestire perchè richiedono scarso o nessun cambiamento nel mindset e nei processi dell’azienda:

Questi dati significano che l’Enterprise 2.0, il social business e tutti gli approcci di riconoscimento e potenziamento della partecipazione degli individui in azienda sono poco utili o comunque non in grado di far fare un salto significativo alle performance dell’impresa?

A mio avviso in generale una simile conclusione sarebbe errata. Il messaggio profondo che i dati sembrano evidenziare è piuttosto l’enorme scollamento che in moltissimi progetti esiste tra strumenti e business, tra strumenti e persone, tra strumenti e modalità di lavoro, tra strumenti e cambiamento di paradigma.

Ciò è chiaro se si va a guardare i dati seguenti:

  • Gli utenti più attivi sono anche quelli più pieni di lavoro e con più potere decisionale. Nel 49% dei casi si tratta del management aziendale che lavora in media 2.41 ore in più a settimana rispetto agli altri dipendenti. Questi utenti hanno sia un problema (fare di più in meno tempo), che la propensione a sperimentare (più potere di spesa, più preparazione, più voglia di crescere, più portati all’innovazione)

  • Chi utilizza il social software è individualmente più produttivo, in grado di trovare più facilmente le informazioni di cui ha bisogno (43% vs 30%), di risolvere più facilmente problemi di business (39%) e completare i propri task (38%)

  • Il Social è ancora sconnesso dal business, anche all’interno dell’azienda. I benefici reali si vedranno quando il social sarà declinato nei processi di generazione di valore dell’impresa, proprio quelli che ad oggi ne sono meno toccati: decision making (42%), employee satisfaction (37%), customer satisfaction (27%), innovazione (19%), sviluppo del prodotto (9%)

Conclusioni

Il Social Software funziona ed introduce benefici, spesso molto tangibili ed evidenti. Alcuni dipendenti l’hanno capito da tempo e lo stanno utilizzando nel day-by-day per migliorare la propria produttività e ridurre la pressione sul posto di lavoro.

Il passaggio che ancora non è stato affrontato è però quello da singolo dipendente ad azienda, da un utilizzo tattico ad uno strategico, da un’adozione fuori dal flusso ad una nel flusso di lavoro, da una declinazione del social come collaborazione totalmente destrutturata ed informale ad un potenziamento dei processi mixando scambi formali ed informali. E’ questo il gap che il social software non potrà mai colmare da solo, ma anche quello su cui si gioca il potenziale di cambiamento, efficienza, innovazione, gestione della conoscenza che l’Enterprise 2.0 può portare.

Alle aziende decidere se attivare un percorso di cambiamento diffuso e partecipato che traghetti l’intera impresa (e non i singoli individui più predisposti all’innovazione) verso modalità di lavoro più adatte al variato contesto di business in cui ormai siamo tutti immersi o se fermarsi alla sola predisposizione dei tool, sperando che i dipendenti li adottino per buona volontà, con risvolti che nel caso migliore rimarranno tattici.

In uno slogan, dal Social al Business.

Emanuele Quintarelli

Entrepreneur and Org Emergineer at Cocoon Projects | Associate Partner at Peoplerise | LSP and Holacracy Facilitator

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